Olivia sa quanto “essere donna è difficile”: bisogna essere dolci ma non succubi, oneste ma non troppo, sorridenti ma non giulive. E convivere con la paura di trovarsi sola in un vagone o in un parcheggio. Racconto di Carlotta Millo

“La ragazza del treno” di Carlotta Millo per il Virginia Woolf Project

Fa freddo, sta piovigginando, ho pure dimenticato l’ombrello pensa Olivia, ma questa mattina c’era un timido sole quando sono uscita. Voglio solo tornare a casa ma il 4 ha deciso di farmi perdere la coincidenza, anche oggi arriverò tardi a casa. Sono passate da poco le 17 ma sembra già notte fonda, è dicembre, non dovrei esserne così sorpresa. Questa sensazione di oscurità accentuata dalla costante ma mai invadente presenza della nebbia esercita un gran fascino sui turisti stranieri di passaggio nella Vecchia Signora ma è una delle più grandi scocciature per noi nativi. Immobile illuminata dalla luce del lampione, Olivia attende pazientemente il tram, con lei qualche signore di mezza età, due o tre donne con i loro cuccioli umani al seguito nei loro passeggini, stanchi e con una gran voglia di essere già a casa.

Tira fuori il suo cellulare, controlla le sue mail, niente di particolarmente rilevante, se non l’ennesima mail di rifiuto per una posizione lavorativa alla quale si era candidata due mesi fa, poi passa a Twitter, finalmente il 4 è arrivato. Bisogna leggermente sgomitare per poter entrare, pieno di gente come sempre. Olivia è bloccata davanti alle porte, circondata da studenti, uomini sulla quarantina che escono dall’ufficio, universitari che parlano animatamente tra di loro. Il 4 è rumoroso, chiassoso, alle volte asfissiante: troppo caldo e troppa gente. Tutta questa confusione però rassicura Olivia, non come quando si ritrova ad essere la sola ragazza nel vagone del treno. Arrivata alla sua fermata, scende, attraversa la strada ed entra in stazione, non è in ritardo ma nemmeno in anticipo. Si dirige con passo deciso al binario, la stazione, un grande alveare in fermento. Il treno già al binario, si accomoda in una delle carrozze non troppo in coda la treno, la sua seconda coincidenza prevede solo una scarsa decina di minuti, non vuole rischiare di perderla. Il vagone è colmo di gente ma Olivia come se fosse un riflesso, si siede di fronte ad una signora.

Le occhiate viscide

Al binario 1 il treno puntuale ma semideserto l’attende, la stazione è ancora affollata e il sottopassaggio ben illuminato. Olivia sale d’istinto nella prima vettura, quella del capotreno. Due ragazze adolescenti salgono dietro di lei, avranno forse sì e no diciott’anni. Parlano tra di loro, ridono e scherzano, tornano sicuramente a casa dopo una lunga giornata passata in città. Si fermano neanche due minuti davanti alle porte d’ingresso prima di sedersi da qualche parte che l’occhiata viscida ed inopportuna di due uomini gela Olivia che le sta osservando, sorridendo. Disgustata dalla scena, si chiede se le due ragazze hanno percepito il suo stesso ribrezzo misto ad una forte rabbia, se se ne sono accorte o se hanno fatto finta di nulla.

Tutte le volte in cui ha viaggiato in treno da sola

Non è il solo pensiero che ha per la testa, passando mentalmente in rassegna tutte le volte in cui si è trovata a viaggiare da sola, tardi e a quanto è stata ingenua, si rende conto che è sempre stata molto fortunata, non le è mai successo nulla di grave. L’occhiata viscida e bramosa di quei due uomini a quelle due ragazze l’ha profondamente turbata. Si domanda se è così che dobbiamo vivere, noi fanciulle, guardandoci sempre le spalle, con la costante paura di poter essere molestate ed aggredite ovunque. Ormai i pensieri di Olivia non si fermano, si chiede ma che cosa vuol dire essere donna oggi come oggi?

Essere donna vuol dire non avere paura quando esci di casa ma tenere comunque le chiavi serrate nel pugno della tua mano nella tasca del cappotto mentre torni a casa relativamente tardi passando per vie che sono scarsamente illuminate. Vuol dire chiamare tuo fratello dopo mezzanotte perché anche se pensi di non avere paura, e di essere una ragazza del tuo tempo, cioè del 2022, ti rassicura sentire dall’altro capo del filo, una voce maschile, che può proteggerti anche se è a chilometri di distanza, essendo perfettamente consapevole che non potrà aiutarti ma tu lo chiami lo stesso.

Essere donna

Essere donna vuol dire pensare a come vestirsi in base al luogo o a quello che si organizza. Meditare sul fatto di indossare una gonna che forse è troppa corta o un paio di pantaloni se si è in compagnia di amici maschi o no. Se non sono presenti, forse non conviene andare a ballare con un vestito scollato, se invece ci sono, non bisogna neanche porsi questa domanda, sei al sicuro o almeno così ti sembra. Tu sai che loro sono lì in un certo senso anche per proteggerti, tu non ne dovresti avere bisogno perché sei una donna adulta e non più una bambina ma evidentemente la società patriarcale in cui viviamo non contempla questa possibilità. La donna è un bene prezioso se è nostra sorella, madre, cugina o carissima amica, deve essere protetta a qualsiasi costo e chi meglio di valorosi giovani per portare a termine quest’eroica impresa.

Il senso di colpa

Essere donna vuol dire, sentirti perennemente in colpa se decidi consapevolmente di soddisfare il tuo piacere, di agire per poterti sentire bene, di non soggiogare alle regole alquanto arcaiche e anacronistiche del piacere maschile, se semplicemente dimostri di essere consapevole del tuo corpo e delle tue fantasie e desideri sessuali. Essere in grado di poter frequentare, uscire, fare l’amore con chi si vuole, senza avere la costante sensazione di essere in fallo, di essere etichettata come una ragazza facile, solo perché il pensiero comune ammette la formula uomo “cacciatore” seriale di avventure, e si aspettano anche gli applausi da parte tua quando ti rendono partecipe delle loro conquiste. Dei veri e propri maschi alpha, così orgogliosi delle loro prestazioni, incontenibili nella loro soddisfazione quando ti raccontano fin nei minimi dettagli più intimi le loro gesta senza tralasciare naturalmente la scelta sempre così accurata dei termini per riferirsi alla fanciulla e alla situazione che la riguarda. La sola reazione che si può avere ascoltando queste eroiche gesta amorose è la nausea accompagnata da una reazione violenta che ti porterebbe a tirar un pugno in pieno viso a questi individui ma ti trattieni. La donna è pur sempre un essere delicato non può certo ricorrere alla violenza. Se la donna però si comporta nello stesso modo, libera di poter esercitare il suo potere di seduzione, di inanellare una serie di storie, non è però accettato, non è una ragazza di sani principi. Ci si sente autorizzati, non solo i nostri prodi cavalieri, a commentare i suoi comportamenti sessuali e se le succederà qualcosa si metterà sempre in dubbio la sua versione della storia perché in qualche modo è lei che se l’è andata a cercare con i suoi atteggiamenti e con il suo abbigliamento.

Non avere figli

Essere donna oggi, vuol dire contrastare giornalmente, quotidianamente il pensiero che se non fai figli, non sei completa. Se non sei fidanzata, se non ti sposi, non sei completa. I risultati raggiunti, le difficoltà superate, le prove affrontate, le esperienze vissute non contano. Tutta la tua esistenza si riduce alla capacità che hai o non hai di avere qualcuno al tuo fianco con il quale avere dei figli. L’avvicinarsi dei 30 anni non migliora la situazione, questa domanda ti viene posta con una certa insistenza e con velata aggressività perché d’altronde anche il tuo orario biologico non è dalla tua parte. Ti senti fondamentalmente in difetto, pervasa da un forte senso di inadeguatezza, sembra quasi che se non arrivi a quel titolo “madre” non hai veramente vissuto la tua esistenza.

Essere donna, tutto e il contrario di tutto

Essere donna è l’incarnazione dei paradossi e degli ossimori della nostra società contemporanea. Essere indipendente ma dipendente da qualcuno, esporsi, difendere le proprie idee con argomentazioni solide ma allo stesso tempo non essere realmente ascoltata e considerata perché semplicemente donna. Essere dolci ma non succubi, oneste ma non troppo. Sorridenti ma non giulive. Attraenti ma non troppo seducenti. Dirette ma non irrispettose. Flessibili ma non esigenti. Materne a tutti i costi ma mai anaffettive. Essere tutto e il contrario di tutto.

Essere donna è difficile, non si è mai veramente sé stessa. Impari ad interpretare fin da piccola molteplici ruoli: la figlia, devota e rispettosa della famiglia, la fidanzata accondiscendente e disponibile, perché se osi mostrare tutte le tue sfaccettature, l’etichetta isterica nella sua più antica accezione è dietro l’angolo, la moglie ubbidiente, la madre affettuosa, tradizionale e permissiva ma solo per il figlio maschio, a lui tutto è concesso, d’altronde è il principino del focolare. La figlia femmina riceve solamente raccomandazioni, divieti mascherati dal buon senso e dalla preoccupazione perché sei nata con l’apparato riproduttore sbagliato.

Essere donna oggi è una continua battaglia, un quotidiano scontro contro l’autorità per poter affermarci, per poter scegliere chi siamo, che cosa fare e come vogliamo vivere liberamente quello in cui crediamo. Chi dice che essere donna al giorno d’oggi è più semplice, addirittura facile e piacevole, non ha mai realmente provato quello che vuol dire essere donna.

Olivia guarda dal finestrino, ormai è arrivata, il treno si ferma al binario 2 come sempre. Scesa dal treno, l’oscurità e la nebbia l’avvolgono come anche il paesaggio circostante. Solo un breve sottopassaggio la separa dal parcheggio discretamente illuminato dove si trova posteggiata la sua auto. Percorrendolo istintivamente mette la mano destra nella tasca del cappotto dove ci sono le chiavi, come quando c’è il vento e fa freddo e ti chiudi fin sotto il collo la cerniera della giacca, e le stringe con forza. Arrivata alla macchina con la portiera in mano, vede le due ragazze passarle accanto ridendo rumorosamente. Una signora le attende fuori da una macchina in moto, sicuramente la madre di una delle due ragazze, non è spazientita, sembra contenta di vederle. Olivia nota un lieve sorriso formarsi sul volto della donna, se lo ricorda molto bene, lo stesso che ha sua madre ogni volta che l’aspetta alla stazione. Un sorriso di sollievo che dice solamente, è arrivata ed è salva.


Carlotta Millo, 29 anni di cui gli ultimi dieci anni trascorsi come una equilibrista tra Italia, Francia e Germania. Per il momento stabile in terra gallica dove lavora come insegnante di italiano alla scuola materna ed elementare. Adora leggere, scrivere (ci prova), passare le sue giornate in compagnia di film e serie tv, viaggiare e scoprire nuove città. ‘La ragazza del treno’ è il suo racconto per il Virginia Woolf Project.


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