La collezione primavera estate 2021 che Fendi Couture ha presentato è dedicata alla passione tra Virginia Woolf e Vita Sackville West, che ha dato origine al capolavoro ‘Orlando’, figura che nel corso di secoli da uomo diviene donna

Sono gli abiti a portare noi, e non noi a portare gli abiti; possiamo far sì che modellino bene un braccio, o il seno, ma essi ci modellano a piacer loro il cuore, il cervello, la lingua.”

Così scriveva nel 1928 Virginia Woolf in quello che sarà destinato ad essere un capolavoro della letteratura: Orlando.

Definito dal figlio di Vita Sackville-West, alla quale è dedicata ed ispirata l’opera, come “la più lunga lettera d’amore della storia”, esso rappresenta il manifesto della fluidità intellettuale e di genere, nonché la piacevolissima conferma che l’arte trova nelle passioni umane la sua fonte di nutrimento primario.

Sullo sfondo di un tempo storico dilatato e pieno di orpelli, armature, merletti, capelli inanellati e corpetti di raso, Orlando continua ad ispirare la cultura di massa e a influenzare la percezione comune del maschile e del femminile. Celebre fu la trasposizione cinematografica dell’opera a cura di Sally Potter che, nel 1992, fu impersonata dalla indefinita e ammaliante bellezza di Tilda Swinton.

La sfilata della collezione primavera estate 2021  di Fendi parte 1. All’avvio si sente la voce di Virginia Woolf


Così la lunga meditazione sull’identità di genere nella società inglese della fine degli anni ‘20 incontra la femminilità virile della maison italiana Fendi: il soffio ariostesco del nome e l’abilità di Woolf di foemina ludens fanno da sfondo al debutto nell’alta moda parigina del nuovo direttore creativo di couture e pret-à-porter, Kim Jones.

Il tono eroico e provocatorio del romanzo, definizione inusuale se si analizzano le altre opere più elegiache di Woolf, è il frutto di “una nostalgia per l’eco di un passato” come sottolineato dalla studiosa e accademica Nadia Fusini. La stessa nostalgia che si rispecchia nei lustrini vistosi e nelle perle opache della nuova collezione di alta moda che rivisita il passato per affermare come l’androginia spalanchi le porte dell’esistenza all’esaltazione dei contrari, nutra gli opposti dell’unità infinita delle possibilità di cui la mente e l’esistenza umana dispongono.

Opera d’arte concettuale, essa indaga il concetto stesso di identità di genere, sovvertendo la concezione classica, superandola e facendosi gioco della stessa: Woolf era una pensatrice libera, coraggiosa e indipendente e, in quanto tale, rifiutava qualsiasi tipo di categorizzazione. In questo senso, il volo della mente si adagia su ali troppo robuste per piegarsi ai flebili raggi di uno strutturalismo tipico di una società patriarcale.

Se il tempo e il suo scorrere inesorabile sono osservati come miglioramento intrinseco dei fattori che si dispiegano in esso, Orlando ripudia la violenza maschile quando diventa donna e qualsiasi connotazione storica ad essa attribuibile.

Storicamente, fascismo e nazismo hanno accentuato e curato il culto della mascolinità tossica, amplificando la dimensione naturale degli uomini vittime di un complesso di inferiorità dettato dalla connotazione sociale stessa di “maschile”: da loro stessi creata e dalle donne, per secoli, alimentata.

In Orlando convivono la morte dell’Angelo del Focolare e della tradizione e morale vittoriana e la Vita intesa, in un gioco di parole, come lo slancio passionale e prorompente verso un’esperienza senziente e piena, completa.

E sempre a Vita, Virginia scriverà: «Ho vissuto in te per tutti questi mesi, ora che ne esco, tu chi sei? Ti ho inventata io?», quasi a volerle tendere un narcisistico invito di amore di sé e per sé e a volerla condurre sempre più intensamente nel turbinio simbolico di un’asessualità convissuta. Ma non c’è solo Vita dietro Orlando, infatti, sulla fronte ricurva come superba cupola marmorea c’è anche Virginia e un po’ di ognuno di noi: bilanciamenti imperfetti della diversità tra i sessi che convivono, plasmano e si confondono tra il sussistere di un sesso profondo che è il contrario di quello superficiale.

La sfilata della collezione primavera estate 2021 di Fendi parte 2. La modella legge Orlando


Vitale conoscitore dell’amore, Tiresia sfrontato ed efebo, Orlando riflette i suoi occhi pari a viole inumidite in pochette in metallo a forma di libri rilegati, in minaudières in madreperla o in alti stivali cuissard in una passerella a forma di labirinto vorticoso. A cogliere altri e interessanti rimandi della sfilata e del suo setting non didascalico all’opera woolfiana, come la forma del pavimento che ricorda il Pantheon, i rintocchi di un campanile e i cerchi di piombo, la musica d’apertura di Max Richter e del suo balletto Woolf Works, le luci come dei lampioncini disposti in serie metafora del paesaggio urbano e antinomia della Vita intesa come alone luminoso che avvolge e stanze tutte per sé di plexiglas, è stata Elisa Bolchi (Marie Curie Research Fellow presso l’Università di Reading, UK) in una conferenza tenuta con Paolo Ferrarini (docente all’Università di Bologna ed esperto di innovazione culturale, design e moda) il 23 febbraio 2021 dal titolo “La moda e Virginia: quando la forma diventa sostanza”, promossa dall’Italian Virginia Woolf Society.

Affianco al Palais Brongniart che ha ospitato la sfilata, vi è anche una mostra curata da Sammy Jay in cui i libri di Woolf e Sackville-West sono esposti: Exhibition of Rare Books and Manuscripts, dove quasi un secolo dopo le loro menti si sono sfiorate ancora, per sempre.

A cura di Chiara de Stefano


Sono Chiara de Stefano e sono nata il 4 marzo di 21 anni fa.
Ho radici calabresi, ma vivo a Milano in un collegio universitario. Dopo la maturità classica, ho intrapreso gli studi in Economia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Nel 2020 ho seguito un corso di alta formazione in Criminologia Generale presso l’ISF College.
Quando non studio mi piace scrivere, leggere e bere tè.
Il mio profilo Instagram: chiaradestefano

 


 
 
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