La protagonista del racconto di Catia Scoglio, come Mrs Dalloway, protagonista del celebre romanzo di Virginia Woolf, cammina nel flusso “delle vene e arterie” della città, per scoprire se stessa

Sono le cinque del mattino. L’ora in cui si sveglia ogni mattina. Tutte le mattine.
Il suo corpo chiede luce. Vuole uscire dal buio delle coperte, che sembrano inghiottirla. Fuori il mondo sembra ricrearsi lentamente. Lei sente che l’ora è questa: il momento potenziale.
Dalla finestra un crescere di suoni che preparano la vita dei più. Lei ha appena attraversato, come ogni notte, il buio ad occhi aperti, e i suoni articolati dello spazio al di fuori di sé le stimolano improvvise chiarezze di immagini.
Lunghe connessioni fra sogno e risveglio.
Gli oggetti della stanza si trasfigurano nella sua mente: trasforma la foto sul comò in un ricordo, riesce a sentire una voce lontana, una visione alterata dell’infanzia.
E’ ora però di alzarsi e lo conferma il canto di una tortorella.
Ogni mattina, quando ancora la sua famiglia dorme, sente la necessità di uscire e camminare. Senza meta. Senza scopo.
Si prepara ed esce in fretta.

Camminando da sola nella città che non è mai stata sua

Eccola scivolare lenta fra le strade ancora poco affollate. Non sa ancora che vie percorrerà. Passa da un marciapiede all’altro, sorvolando, immersa fra i suoi pensieri, le buche dell’asfalto, mentre gli occhi vagano alla ricerca di nuovi particolari sui palazzi dell’antico centro storico.
Un raggio di sole illumina una finestra e lei si ferma un attimo a immaginare la vita all’interno.
Adora camminare attraverso le viuzze del centro storico, passo dopo passo si perde fra gli odori e la vista di antiche dimore. Da sola, con lo zaino in spalla, deliziosamente anonima, immersa nei suoi pensieri, pienamente consapevole di se stessa seppure, lì adesso, camminando da sola nella città che non è mai stata sua .
Le è sempre piaciuto camminare guardando in alto.
Quando era una studentessa camminava in giro per la città di Palermo, dalla stazione all’Università, dalla via Piave al Tribunale, attraversava gli antichi mercati, arrivava per le vie del centro di via Libertà e tornava per le zona di via Ernesto Basile , senza sosta e senza fretta.
A volte si sentiva come se vi fossero due ragazze in lei: la giovane donna che vagava per le strade della città e una gemella che osservava dal di fuori.
Camminare lungo le vie di Palermo era terapeutico. Le faceva scoprire la città ma anche se stessa.
Ogni volta c’era un particolare nuovo fra le sue strade e sempre nuovi volti da incrociare. Cercava di memorizzare ogni cosa di essa. Palermo aveva vene ed arterie e lei era immersa nel suo flusso.
Come Virginia Woolf, pensava che il momento migliore per camminare fossero le notti d’inverno.

Lei sola, fuori dalla sua mente, immersa fra le strade

Anche lei adorava camminare raccolta in un caldo cappotto, e spinta dall’aria fredda, vagare come se avesse una direzione da seguire, un punto caldo da raggiungere.
E poi scoprire vie anguste, strette e antiche, che collegavano luoghi sconosciuti in cui scomparire.
Perdersi e poi pensare a come tornare la faceva sentire forte, incredibilmente orgogliosa della sua totale autonomia ed essere totalmente anonima era motivo di orgoglio.
Era una giovane donna che sapeva di essere in lotta e che ogni giorno la vita l’avrebbe spinta un passo oltre.
Ora ricordava quella sensazione. E provava una strana emozione.

Persa nei vicoli si sentiva parte di un racconto più grande, una semplice donna immersa nei suoi pensieri, poteva permettersi per un momento di scomparire, lasciare che i suoni del mondo la eclissassero con le loro vite.
Il suo cammino poteva anche essere rimosso da quello più grande del mondo. Così come ogni sentiero percorso.
Inciampa sul marciapiede divelto e prova a non cadere.
Le piace ancora camminare senza meta perché può chiaramente sentirsi e respirare se stessa. Come se passo dopo passo definisse il suo essere. Lei sola, fuori dalla sua mente, immersa fra le strade. Partecipe della vita come meglio sa fare.
Attraversa una curva e sente che è ora di tornare a casa.
Domani ricomincerà a camminare per perdersi in un continente segreto e ritrovarsi ancora.


Catia Scoglio scrive di sé:

“Vivo ad Agrigento, insegno Lingua e Letteratura Inglese, leggo, scrivo e accado”

Account Instagram: catiascoglio1979


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