Due amiche, una personalità sgargiante e una timida: tra loro è come una magia da ‘apriti sesamo’ in ‘Consuelo, amiga del alma’

Che giornata tremenda! Un caldo boia e sono confinata in casa. Ho già letto, già guardato la TV, già saltellato qua e là per l’appartamento sulle mie zampe aggiuntive in lega leggera. Il gesso è uno scafandro che m’imprigiona la gamba e la gamba mi prude continuamente. Me la sono già grattata col ferro da calza superando ogni limite. Chissà quanti sgraffi lì sotto!
Un giorno da aggiungere agli altri trenta di prognosi. Non accade nulla e ho esaurito tutte le attività previste per passare il tempo. Ho fatto male i conti, evidentemente. Sono appena le due e mezzo del pomeriggio.
Il cellulare. Accidenti! L’ho lasciato in cucina. Squilla, naturalmente. Mi tocca alzarmi, stabilizzarmi, attraversare la stanza a grandi falcate poggiando solo sulla gamba sana a rischio di rovinare anche quella. Ce la faccio. Bisogna accontentarsi delle piccole soddisfazioni.

L’amica dell’anima

E’ Consuelo: la mia amica dell’anima. Si dice così in spagnolo. Non ‘del cuore’ ma ‘del alma’. Me lo ha spiegato lei che è originaria di Madrid. Non la vedo né sento da quasi un mese.
«Ero all’estero per lavoro. Torno e mi dicono che hai avuto un incidente serio. Che l’hai scampata bella perché sei finita perfino sul cofano di quell’imbecille…».
«».
Consuelo è furiosa. Me ne accorgo subito. Meglio lasciar parlare lei.
«Come stai? Possibile che proprio io non sapessi niente? Dovevano raccontarmela alla riunione del sindacato una cosa così?»
«Mi dispiace. Sto meglio…»
«Quanto avresti aspettato per dirmelo? Nemmeno un messaggino…»
«Ci avevo pensato mille volte ma ti sapevo lontana. Che potevi fare? E poi… Ormai.. Avrei aspettato per rimettermi un po’ in sesto».
«Se ti avessi perso? Non ci posso pensare!»
Piange, la mia amica dell’anima. Si sfoga senza avere nessuna colpa. Io resto zitta. Provo per lei un dispiacere misto a emozionata tenerezza. Consuelo ha tanti anni più di me, tanta più cultura, tanta più esperienza, tanta più notorietà. Eppure, nella frenesia caotica delle riunioni politiche, dei riconoscimenti letterari, della spola fra Italia e Spagna, riserva un posto anche per me: una ragazza con un impiego qualunque, una timidona che non riesce a farsi troppe amicizie.
Consuelo tira su col naso. Si calma.
«Vengo a trovarti».
Si mette in macchina. Guida per quasi un’ora. Poi irrompe in casa mia in tutta la sua imponenza di colori appariscenti e di capelli lunghi ancora nerissimi. Anche la personalità è sgargiante: sopra le righe, appassionata.
«Ti stano da questo appartamento. Ti porto in giro in macchina. Ti faccio vedere il mare!»

Con Consuelo è tutto un sesamo apriti continuo

Mi abbraccia e mi confonde in una scia leggera di Dangerous Poison. Mi aiuta a vestirmi. Chiede se possiedo una sedia pieghevole da mettere in ascensore. Ce l’ho e Consuelo lo blocca per farmi accomodare. Si parte! Poi, in macchina, mi fa stendere sul sedile posteriore. Sto comoda. La gamba non mi fa più male. Entra tanta aria dai finestrini aperti e lei mi racconta di Madrid. Mi ha comprato un regalo a El Corte Inglés. Me lo darà appena arriveremo in pineta. Ma in pineta non si può entrare con l’auto. C’è persino una piccola stazione di carabinieri.
«Ci penso io!»
La vedo uscire dalla macchina e incamminarsi verso un giovane in divisa. Sfodera il suo migliore rossetto, indica me nell’auto con uno sbattere commovente di rimmel e la sbarra si solleva. Con Consuelo è un sesamo apriti continuo. E si apre anche la mia anima, continuamente, verso colei che non s’intimidisce mai di fronte a nulla.
Ci sediamo su una panchina. Il mare scintilla lontano nel sole fra aghi di pino e cicale. Mi dà il regalo: un foulard di seta che mi avvolge intorno al collo. Poi chiude gli occhi. Accosta appena la sua bocca alla mia per un bacio rapido ma preciso.

Ovviamente non ricordo altro di quella giornata. Ricordo il bacio che avrei voluto più intenso ma che lei non avrebbe potuto darmi che così. Innocuo ma ancora custodito in me.
Non l’incontrai più. Mai più. Fu lei a non dirmi nulla. Evidentemente non volle che mi preoccupassi per la sua malattia già fin troppo avanzata. Oggi mi guardo nell’anima e sento Consuelo che piange al telefono. E’ proprio oggi che piomba in casa mia. Siamo insieme in pineta come in quel giorno perfetto di troppi anni fa. La sbarra si apre e una scia sgargiante e profumata irrompe in me. Lunghi capelli neri scintillano con le onde lontane. Consuelo mi stana. Consuelo mi porta a guardare il mare. Sulle mie labbra posa ancora un piccolo fremito di tenerezza. Netto, come i suoi colori.


Virginia Saccalupi è lo pseudonimo di una scrittrice, autrice del romanzo ‘Senza Velo‘, edito da Officina Milena. Il suo profilo Instagram: @virginia.saccalupi


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