Nel racconto di Carolina Innella, Sabrina, architetta alle prese con smart working e Dad, nella sua giornata attraverso Roma, deve gestire anche la nuova dispotica capo-ufficio   

“Diario dalla pandemia: quando la solidarietà non è donna” è un racconto di Carolina Innella. Sotto forma di diario di una giornata ci racconta la storia di Sabrina, alle prese con pandemia da Covid 19, lockdown per l’emergenza sanitaria, smart-working per gli adulti, Dad (Didattica a distanza) per i giovani, e le difficoltà sul lavoro dovute, in passato, alle sue maternità, ora alla nuova, dispotica, capo ufficio. Un racconto che dà l’idea di come è cambiata la vita delle donne in questi due anni di emergenza sanitaria, iniziata il 20 febbraio 2020 ed ancora in corso, in questo mese di febbraio 2022. E di quanta strada ci sia ancora da fare per migliorare la vita delle donne.

“Diario dalla pandemia: quando la solidarietà non è donna”

Sabrina si sta preparando per andare in ufficio e, mentre prende dall’armadio i vestiti da indossare, ripensa alla mail ricevuta la sera precedente, a cui deve rispondere, appena giunta in ufficio.
Da quando è iniziata la pandemia da Covid 19, e una volta superato il primo periodo di lockdown serrato, nell’Istituto in cui lavora è stato introdotto lo smart working, perciò Sabrina si reca in ufficio solo tre giorni a settimana, negli altri due lavora da casa.

Marzo 2020: il lockdown dell’Italia

Non è stato facile all’inizio del lockdown, a marzo del 2020, trovarsi all’improvviso a casa, tutti, lei, il marito e i due figli adolescenti. È stata una situazione surreale, pazzesca, all’improvviso è stato chiuso tutto, tranne i servizi essenziali, e si poteva uscire solo per validi motivi, o di lavoro o di salute.
All’improvviso è stato necessario adeguarsi a quella nuova e assurda realtà: i ragazzi a fare lezione da casa, Sabrina e il marito a lavorare da casa.
Nel giro di qualche mese, con il marito ed i figli, hanno riorganizzato gli spazi della casa che, per fortuna, è molto spaziosa, e così ognuno di loro ha una postazione da cui poter lavorare o fare lezione.

Un nuovo equilibrio

Inizialmente Sabrina ha temuto che da casa non sarebbe riuscita a lavorare con la stessa efficienza e con gli stessi risultati che in ufficio, invece si è subito adattata, riuscendo a lavorare con la stessa efficacia, conciliando i tempi del lavoro con quelli della famiglia e della casa. Poi, con l’aiuto di suo marito, che collabora a tutte le faccende domestiche, Sabrina ha ritrovato un nuovo equilibrio, di cui è anche molto soddisfatta.
Sabrina è architetta e lavora in un grande Istituto Nazionale che si occupa di studi e ricerche sull’architettura e l’urbanistica, con sedi in diverse città d’Italia, la sede principale è a Milano, ma quella di Sabrina a Roma.
È una splendida mattina di ottobre, la temperatura a Roma è gradevolissima, e durante il giorno ancora caldo. Sabrina indossa un paio di jeans neri, una blusa morbida di colore rosa cipria ed un blazer nero, abbastanza lungo.
Sabrina, col suo viso dolcissimo e due splendidi occhi verdi, predilige sempre un abbigliamento disinvolto e curato, non indossa mai i tacchi, pur essendo molto piccola in statura, le sue scarpe preferite sono le ballerine, di cui ne possiede diverse paia, di diversi marchi e colori. Quella mattina indossa le ballerine di colore fucsia in pelle scamosciata.
Si reca in ufficio con la metro e generalmente, durante il viaggio, legge sempre, è una grande e appassionata lettrice. Ma quella mattina la testa ritorna sempre alla mail, ricevuta dalla sua responsabile, così durante il tragitto verso l’ufficio prova a formulare una risposta adeguata.

Un rapporto di fiducia reciproca

Dopo oltre venti anni di lavoro, quasi tutti trascorsi nello stesso Istituto, in cui si sono alternati vari responsabili, sempre di sesso maschile, per la prima volta Sabrina ha, da qualche anno, una responsabile.
Di questo cambio ne è stata molto felice all’inizio, ma purtroppo ha dovuto ben presto ricredersi.
Sabrina ha sempre avuto molta libertà nella gestione del suo lavoro, e ha sempre prodotto risultati eccellenti, che le hanno procurato la stima non solo dei responsabili ma anche dei colleghi, con cui ha collaborato o collabora ancora, e con i quali ha un rapporto di fiducia reciproca e, con alcuni di loro, anche di profonda amicizia.
È una professionista competente e preparata, lavora tanto e con impegno. Le sono state affidate nel corso degli anni attività spesso complesse, che hanno richiesto non solo impegno ma anche capacità di affrontare sfide nuove e, soprattutto, molto eclettismo.

Lavoro più faticoso

Con l’arrivo della nuova responsabile le cose però sono cambiate in peggio, il lavoro è diventato faticoso e farraginoso, perché tutto, ogni singolo e anche banale passaggio, deve passare attraverso l’approvazione della responsabile del gruppo, Paola.
Anche gli aspetti più inutili e secondari devono essere prima concordati con lei, e questo non solo rallenta le attività, ma è soprattutto un limite e un’offesa alla libertà di professionisti con talento ed esperienza, che si sono sempre mossi con un ampio margine di libertà, ovviamente nel rispetto di quanto stabilito dalle prassi dell’Istituto.

Il cuore delle attività appannaggio delle donne

Nello stesso gruppo di Sabrina lavorano, nelle diverse sedi italiane, sia colleghe che colleghi, ma il cuore delle attività e, soprattutto, gli aspetti più innovativi, che richiedono più impegno e maggiore creatività, inutile nasconderlo, sono ad appannaggio delle colleghe, oltre che della stessa Sabrina.

I colleghi, che godono di un trattamento meno rigido da parte della responsabile, si limitano a svolgere un’attività per volta, senza intraprendenza, grande impegno o particolare ingegno. Sabrina e le colleghe sono invece poliedriche, dinamiche, in grado di seguire più attività contemporaneamente, e di questo Paola ne è molto contenta, ma allo stesso tempo non dà loro spazio alcuno per procedere in autonomia, piuttosto è sempre pronta ad offuscarne i meriti e la bravura, che fa ricadere principalmente su se stessa.
Spesso Sabrina si domanda le ragioni di un simile atteggiamento, ma non riesce a trovare alcuna spiegazione, meravigliandosi anche di come il direttore dell’Istituto, di cui ha stima, abbia affidato un ruolo di responsabilità ad una incompetente, e per alcuni aspetti anche ignorante, come Paola.
Immersa tra questi pensieri, nella metro poco affollata, Sabrina giunge a destinazione, e dopo circa trecento metri di tragitto a piedi dalla fermata della metropolitana, arriva alla sua sede di lavoro, un bellissimo edificio in una zona centrale di Roma.

Ufficio ‘personalizzato’

L’ufficio di Sabrina è spazioso e pieno di luce, e lei lo ha anche molto personalizzato: sulle pareti vi sono appese alcune tele dipinte dal più piccolo dei suoi figli che, sin da piccolissimo, si diletta a dipingere e secondo Sabrina ha anche molto talento. Vi sono poi delle piante grasse e alcuni oggetti che ha ricevuto in regalo dai colleghi, al rientro da viaggi di lavoro, e poi attestati e tantissimi libri, non solo di architettura ma anche di materie affini.
Acceso il computer, apre e rilegge quella mail, cercando le parole per rispondere, in modo adeguato, evitando di innescare sterili polemiche e cercando di mantenere la calma, come ha già fatto altre volte, perché Sabrina è molto gentile, ed è stata educata al rispetto dei propri superiori gerarchici.

La fatica al rientro dopo le maternità

In realtà non ha mai avuto con i suoi superiori motivi di scontro, acredine o incomprensioni, prima dell’arrivo di Paola. Solo dopo la nascita dei suoi figli, al ritorno a lavoro dopo le due maternità, ha dovuto faticare per potersi riprendere il suo giusto spazio nelle attività, e su questo non ha mai trovato l’appoggio dei suoi responsabili, né una particolare accoglienza. Ma ormai sono passati diversi anni da allora.

La dispotica

Nel messaggio della mail, Sabrina viene ripresa a malo modo soltanto perché ha inviato un contributo, su un lavoro da lei svolto, ad una rivista di architettura, e ovviamente l’articolo riporta il nome di Sabrina. Questo ha però molto infastidito Paola, che pretende che ci sia anche il suo, di nome, sebbene sia solo lavoro di Sabrina. Così le ha inviato una mail in cui le chiede di segnalare con urgenza alla rivista di aggiungere anche il suo nome tra gli autori, e la invita a non ripetere più una analoga situazione.
Sabrina è molto contrariata e vorrebbe parlarne con il direttore dell’Istituto, ma poi risponde alla mail, adeguandosi alla richiesta di Paola, perché sa che parlarne con il direttore non sortirebbe alcun effetto.
Inviata quella mail, la giornata può iniziare, ma il pensiero è sempre concentrato sull’atteggiamento di Paola nei suoi confronti.
Paola, ignorante e dispotica, sfrutta la bravura di Sabrina e delle colleghe per far emergere soltanto se stessa, offuscando il loro lavoro e la loro bravura. Probabilmente le invidia, o le teme, ma nella rigida struttura gerarchica che vige nell’Istituto, poco possono fare, Sabrina e le colleghe, per cambiare lo status quo.

Pausa pranzo: è ora di sorellanza

E così, tra pensieri e cose da fare, arriva la pausa pranzo in un batter d’occhio, Sabrina ha appuntamento al bar vicino con Olga, la sua adorata amica.
Olga, insegnante di inglese al liceo, è una donna allegra e simpatica, appassionata di cinema e serie Netflix, e dalla quale Sabrina ha sempre qualche novità da apprendere.
Eccole insieme al bar, dove mangiano un’insalata di riso integrale e bevono un centrifugato di frutta, perché entrambe amano un’alimentazione salutare e vegetariana. Quel poco tempo trascorso insieme è per entrambe un momento di grande benessere, l’empatia che le unisce è il segreto della loro profonda amicizia, della loro indistruttibile sorellanza, iniziata fra i banchi delle scuole medie.
La giornata lavorativa finisce, come al solito, con il rispetto del programma che Sabrina ha fatto al mattino, e, ogni giorno, non spegne il computer se quel programma non è stato portato a termine.

Tempo di lettura

In metro, durante il ritorno a casa, Sabrina tira fuori dalla borsa il libro che sta leggendo, Jezabel di Irene Nemirovsky, si immerge nella lettura, lasciandosi abbracciare, trasportare e parlare dalle parole di quella storia.
Prima di rientrare a casa si ferma dal fornaio per prendere il pane e anche dei biscotti al cioccolato che ai suoi figli piacciono tanto.
Arrivata a casa trova i ragazzi immersi nei loro ipad, a giocare, a guardare un video, a studiare… non è mai ben chiaro cosa facciano, ma per lei, in quel momento, conta solo sapere che sono lì e che va tutto bene.

In casa felpa e leggings

Sabrina si cambia, in casa ama stare comoda, indossa una felpa e un paio di leggings, e si appresta a preparare la cena.
La tensione della giornata, una giornata come tante, è così sfumata, si è affievolita, volatilizzata, attraverso le parole gentili che Sabrina ha usato in risposta a quelle ingiuste e avvilenti a lei rivolte, subendo così un ennesimo umiliante e immotivato trattamento da parte della sua responsabile.


Carolina Innella, 51 anni, vive a Policoro in provincia di Matera. Chimica di professione, ha una grande passione per la letteratura. Ama leggere e scrivere, ha pubblicato una raccolta di poesie dal titolo “Momenti dell’anima”.


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