Una donna ritrova il respiro e la propria immagine allo specchio dopo aver strappato la tela intessuta dal compagno in ‘Uccidete l’uomo ragno’. Italia, 2020

Lei lo aveva notato già da un po’ di tempo, lavorava al bar accanto e avevano circa gli stessi orari. Uno sguardo così vivo e vivace, un sorriso sincero che dava voce anche agli occhi quando si esprimeva. Si conobbero un giorno come un altro, lei gli si presentò al banco con un collega e gli ordinò un vino bianco prima di cominciare il suo turno. Nella piazza si conoscevano tutti ed era palpabile una sorta di solidarietà tra le botteghe. Tuttavia, lei era arrivata da pochi mesi e giocava a nascondersi, come aveva sempre fatto. Normalmente non c’era nessuno che non l’avesse notata ma ancora alcuno, a parte coloro che lavoravano con lei e pochi altri, che potesse vantare di conoscerla.

Un gioco pericoloso

La fiducia di lui svanì quando finalmente fu il momento di servirla mentre la ragazza non mostrò alcun cenno di cedimento, ma spinse con tutte la sua sicurezza concentrata nelle movenze, nella voce e nelle occhiate di complicità. “Sei l’unico qui in mezzo a cui mi sembra di aver qualcosa da dire”, pensò.
Senza nessuna fretta, lasciarono passare i giorni. Ogni volta che lo intravedeva si sentiva persuasa di un calore rasserenante. Ancora non lo sapeva e non se ne poneva il problema ma presto avrebbe capito di non essere da sola in quel pericoloso gioco.
Una sera qualunque, un invito a una festa dopo lavoro come tanti altri ma la gonna con le autoreggenti che fatalità indossava molto raramente. “Ah, sarà presente anche lui. Forse un salto lo potrei anche fare questa volta, male non mi farà”. Finito il proprio servizio, si trovarono in una decina e s’incamminarono verso la baldoria. Appena i pensieri dei due s’incontrarono veramente da soli non smisero più di cercarsi. L’organizzatore del lieto evento in casa si scoprì essere innamorato della sfuggente ragazza e rivelò di aver sperato che si presentasse per dichiararsi. Quale maligno folletto organizza le sorti, quanta forza di volontà per prendersela solo con sé stessi o con nessuno.

L’alcool non fu d’accordo

Beccati sul fatto, il magnetismo che correva in mezzo ai due corpi seduti in cucina a parlare era flagrante e rumoroso. Le venne sussurrato all’orecchio l’odio di un amante non corrisposto da una voce che tradiva la fragilità, mentre le intimava di andarsene. Gli altri coinquilini del ferito non condivisero, forse non capirono, ma le versarono un altro bicchiere di vodka.
Non si era presentata per ferire i sentimenti ancora a lei ignoti di un uomo ma per celebrare e coronare i suoi, innocenti e degni di ossigeno. Mantenne il sorriso e tentò di non far crollare nessun singolo mattoncino dalla fortezza di alcun partecipante. “Nessuno merita di soffrire, eppure tutti meritiamo di essere felici”. L’alcool non fu d’accordo con lei e la sbatté fuori umiliandola e trasformandola nella causa del cessato divertimento. Tutti a casa.
Questo non fece altro che avvicinare ancora di più i due amanti, che ancora però ignoravano di esserlo. Ammirava la forza di spirito di lei, la sua vivacità ma anche la sua autonomia e capacità di comprensione sincera.

Intrappolata nella ragnatela

Quella notte lui s’innamorò perdutamente di un’energia, di un calore che lo abbracciò più tardi sotto le lenzuola, di una sensibilità che se pur ferita cercò la pace con il suo carnefice, di una Donna.
Ben presento però l’integrità morale che tanto ammirò quella sera nella ragazza libera che aveva dinnanzi, divenne ciò che più disturbava la sua virilità.
Dopo qualche mese, il loro affetto divenne un buco nero che risucchiava tutta la luce. La vivacità di lei si spense piano piano mentre ancora non se ne accorgeva. Nulla di quel che le era proprio era più apprezzato. Le parole di lui tessevano elogi d’oro di quel che evidentemente avrebbe dovuto restare un ideale. Ma la ragazza era presente e concreta, ella era la realizzazione di quell’idea e lui dovette farci i conti giorno dopo giorno.
Presto la ragazza si trovò intrappolata nella ragnatela che lui andava costruendole addosso e che tanto le ricordava la persona che un tempo avrebbe lottato per essere. C’era tuttavia una distinzione essenziale: non era vera. La perfezione è statica mentre lei diveniva, di diritto. Ma anche una precisazione da chiarire: un ideale non è reale proprio perché è già, perfetto e completo, non cambia, non cresce, non sbaglia, non torna indietro, non si corica accanto a ogni notte.

Lui la fece a pezzi

La sua autonomia feriva l’orgoglio di lui che impaurito sputava sentenze logicamente organizzate che come piccoli scalpelli scheggiavano la sua purezza e interezza.
La fece a pezzi, inconsciamente ancora convinto che fosse essa stessa a causare il suo stesso deterioramento interiore. “Quello che dico sono solo innocenti osservazioni e se ti feriscono, forse, sei consapevole della loro veridicità”, sosteneva con fierezza, “inoltre sei una donna tanto forte e indipendente, non dovresti piangere, dovresti fregartene come fai sempre di tutti”.
Non poteva più respirare, non sapeva più chi fosse, la sua immagine allo specchio era un’estranea. Si sentiva che avrebbe dovuto scegliere, o donna di qualcuno o donna libera. Come una conseguenza ineludibile di un patriarcato che ha forgiato i pensieri e le azioni l’impossibilità di essere in ogni istante di essere tutto ciò che vuoi senza doverne dare conto. Senza essere bruciata al rogo, umiliata dinnanzi al popolo, profanata fisicamente o mentalmente con l’unico scopo di essere sminuita. Auto ridimensionarsi o aspettare l’inesorabile minimizzazione per mano di un fallocentrico vivente.

Trattenne il respiro

Ma trattenne il respiro e accettò questa trasfigurazione, la fase della distruzione e il tempo necessario per il nuovo; afferrò quel che era rimasto tra le righe d’una pagina che prima era bianca e che ora porta il suo volto e ritrovò la sua redenzione.


 – L’autrice ha scelto di restare anonima


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