Le teorie pacifiste e femministe de ‘Le tre ghinee’ di Virginia Woolf vissute nella pratica dalle combattenti del Rojava: splendida analisi di Elisa Bolchi dell’Italian Virginia Woolf Society

Ciò che Virginia Woolf ha teorizzato nel 1938 ne ‘Le tre ghinee‘, le combattenti del Rojava hanno tradotto in pratica: una società in cui le donne sono estranee al pensiero maschile, al concetto di patria, costruiscono scuole e, come una rosa, hanno petali e spine solo per difendersi.

In questa straordinaria analisi, frutto della ricerca di Elisa Bolchi, dellItalian Virginia Woolf Society (Ivws), vengono posti a confronto gli scritti teorici di Woolf e la pratica delle rivoluzionarie del Rojava.

“Le idee di Woolf non erano solo teoriche, è dimostrato che possono funzionare – spiega Bolchi -. E questo aiuta a comprendere la loro portata. Woolf scrisse ‘come donna non ho patria, la mia patria è il mondo intero‘; così in Rojava hanno voluto creare una confederazione in cui le donne sono al di fuori delle dinamiche patriarcali”.

La società delle estranee

Tra i punti chiave del confronto tra ‘Le tre ghinee’ e l’esperienza del Rojava, “c’è la lotta alla concezione di società patriarcale – spiega Bolchi -. Per Woolf il germe del nazifascismo sta nella società patriarcale: se sin da piccole vediamo che chi siede al tavolo con noi ha più diritti, impariamo che è normale. Woolf inoltre critica il concetto di patria che serve a formare giovani per andare in guerra in nome di un falso legame di fedeltà” e propone, in alternativa, “la rivoluzionaria idea della formazione di una società delle estranee, in cui le donne “sono libere dalle costrizioni maschili”, sottolineando l’importanza, per le donne, della formazione.

Gli stessi concetti riportati nella Costituzione, scritta nel 2012 da Ocalan, ideologo e fondatore della confederazione dell’Amministrazione autonoma della Siria del Nord Est (il Rojava), al confine con la Turchia, considerato un terrorista e rinchiuso in carcere.

“La loro Costituzione si posa su quattro pilastri – spiega Elisa Bolchi -: decentralizzazione, sostenibilità ambientale, tolleranza pluralistica delle diversità ed equità di genere, in un mondo fortemente patriarcale in cui le donne erano senza diritti. Da quando c’è stata la liberazione dall’Isis, in Rojava sono state fondate 2 università e 26 centri per la formazione delle donne, perchè, come diceva anche Woolf, l’istruzione è importante per conoscere e imparare a pensare”.

La ‘difesa della rosa’

Ma cos’hanno in comune le rivoluzionarie con le armi e Woolf col suo inno al pacifismo? “Le Unità di autodifesa femminile del Rojava parlavano della ‘difesa della rosa’, che è un fiore che coi petali protegge la parte da fecondare, con le spine si difende dagli attacchi – spiega Bolchi -. Il loro scopo non è distruggere il nemico ma solo evitare attacchi”. Una realtà ben diversa dalle combattenti stereotipate spesso descritta dalle narrazioni dei mass media, dalle militari americane che, come ha aggiunto Liliana Rampello, diventano mimetiche ai modelli maschili, sfociando nelle torture come avvenuto ad Abu Ghraib.
Woolf, conclude Bolchi, ne ‘Le tre ghinee’ affermava che se le donne fossero nelle università “insegnerebbero la storia e a pensare, a non osannare la guerra”, considerata invece “una professione, una fonte di eccitazione”.

Questi temi sono trattati nella videoconferenza del 14 novembre 2020 promossa da Ivws per il ciclo ‘Il faro in una stanza‘ dal titolo ‘Outsider di ieri e di oggi’ a cui ha preso parte anche Nicoletta Vallorani, professoressa ordinaria all’Università Statale e scrittrice di saggi e di romanzi di fantascienza (è uscito da poco ‘Avrai i miei occhi‘, racconto distopico sul femminicidio e l’uso dei corpi delle donne) che plaude alla corresponsione tra studi letterari in generale e woolfiani in particolare, e la realtà, e tratteggia le figure di altre scrittrici che negli anni ’70 e ’80 hanno portato avanti gli stessi temi del femminismo della differenza, facendo da ‘anello di congiunzione’ tra Woolf e il femminismo di oggi.


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